E. Nevo - LA SIMMETRIA DEI DESIDERI (2). “Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”…Incrocio di desideri

 

Nevo-la simmetria deidesideri


La storia

Haifa 1988. Quattro amici  sin dai tempi del liceo condividono  una smisurata passione per il calcio  e dunque coltivano il desiderio, forse irrealizzabile, che Israele si qualifichi ai Mondiali e, udite udite, li vinca! Condividono negli anni anche un rito irrinunciabile: guardare insieme le partite.

Durante la finale dei Mondiali 1998 Amichai fa una proposta ai suoi amici: scrivere su un bigliettino  il desiderio che ciascuno vuole realizzare entro  i successivi quattro anni.   Uno di loro li conserverà e al prossimo  mondiale verificheranno insieme se sono riusciti nel loro intento.

Romanzo di formazione

I quattro desideri  rispecchiano fedelmente  la personalità dei giovani.  Churchill, il procuratore, è il “capo branco” in un certo senso, carismatico, affascinante, gran conquistatore di donne; Amichai  vende polizze mediche,  è il più ordinato, quello che, primo fra tutti, si sposa  a soli 25 anni e  mette al mondo due gemelli. È  solido e rassicurante, e  vorrebbe aprire una clinica di cure alternative; Yuval il narratore/traduttore, educato  a principi anglosassoni,  è  apparentemente il più insicuro, non si piace perché tra l’altro è il più  basso dei quattro, però  sa ascoltare e mediare. Ha un solo grande  punto di  riferimento: l’amore per Yara; Ofir il pubblicitario  è un gran giocoliere di parole, creativo e spumeggiante, sempre alla ricerca del senso profondo  della vita, troverà la sua strada durante un  lungo viaggio in India.

Le  vicende private dei quattro amici sono destinate ad incrociarsi e a determinare la direzione delle  loro vite. La città, lo stato, le vicende pubbliche fanno solo da sfondo, sebbene alcuni eventi della  storia di Israele abbiano ricadute pesanti sul loro privato. Molti cambiamenti interesseranno i nostri protagonisti.

Le donne

Le donne che incontrano e di cui si innamorano, le loro madri, le amiche, sono donne di carattere e giocano un ruolo importante che a volte sembra mettere gli uni contro gli altri, anche inconsapevolmente, ma non arrivano  mai a recidere  il forte  legame tra i quattro.

L’ amicizia

L’amicizia è forte e sebbene  attraversi anche momenti  di  profonda crisi in cui  rischia di finire, i quattro ragazzi di Haifa sanno e sentono   che tutti sono  sempre pronti  a riannodare le fila di un discorso antico che funzionerà nel tempo.

Lo stile

Gli aspetti dello stile di Nevo che mi  colpiscono in questo romanzo sono diversi. Mi piace il cambio  del carattere di stampa per rimarcare  il salto temporale verso il passato, con ritorno al presente e  il salto tematico (es. divagazioni filosofiche). L’alternanza non  confonde, ma chiarisce e integra. La prima persona crea empatia e ti  fa vibrare delle stesse emozioni che il narratore prova. Penso  al racconto  del suo  Capodanno da militare. Terrificante. E penso  al momento dell’illuminazione che gli mostrerà la strada da seguire per salvarsi.

La scrittura

Mi cattura  la sezione sulla “scrittura” sul bisogno  che Yuval ha di convogliare tutte le sue ansie in un libro, “il suo sassofono” per tornare alla vita, almeno fino ai prossimi mondiali quando bisognerà leggere i bigliettini e verificare la realizzazione dei desideri. Il suo travaglio di fronte alla pagina bianca è profondo,  ha tanto da scrivere, ma non sa da che parte iniziare. E frequenta persino un corso di scrittura. Riuscirà a sbloccarsi?

La palizzata del traduttore

“Questo pensiero mi ha accompagnato per anni:

Esiste il mondo sublime, superiore, spaventoso, degli scrittori.

Ed esiste il mio mondo. Quello semplice. E fra i due si erge un’alta palizzata. Mentre traduco, posso arrampicarmi sulla palizzata e sbirciare nell’altro mondo, ma alla fine devo sempre tornare al mio. Perché sono un uomo comune, banale. Chi sono io per scrivere?” p.313

Il calciosassofono

Nel bel mezzo  di una crisi esistenziale devastante Yuval trova il coraggio di  mettere nero su bianco una lista di cose per cui vale la pena vivere. I Mondiali di calcio ne fanno  parte. A nove mesi dall’inizio  scatta in lui il bisogno di  vita , di tutte le emozioni  che un mondiale da: dalle danze degli africani, alle canzoni di incoraggiamento degli Inglesi, i cartellini rossi, quelli gialli, i gol, le urla, la felicità, la delusione etc etc.

La telefonata con Amichai e la meravigliosa simmetria

giardini Bahai

Il momento  in cui Yuval ha l’illuminazione che gli fa  scoprire  la simmetria dei desideri,   è un momento narrativo eccezionale. Si  avverte la sua eccitazione per la scoperta,  come fosse un medicinale salvifico, e forse lo è perché lo fa tornare a vivere.

“…E  dopo aver riattaccato ho preso carta e penna e ho scritto i nostri nomi. Accanto al nome di ogni amico ho scritto il desiderio da lui espresso ai mondiali di quattro anni fa. Poi ho iniziato a tracciare linee.

Churchill è stato radiato prima di riuscire a realizzare il suo desiderio, « che porterà un vero cambiamento sociale», ma d’altro canto ha realizzato il mio, di desiderio: stare con Yara.

 Amichai non ha realizzato il desiderio di aprire una clinica per la medicina alternativa, ma ha fondato l’associazione  È Nostro Diritto, e così facendo  ha realizzato il desiderio di Churchill di essere coinvolto in qualcosa che porta un cambiamento sociale.

Ofir non ha pubblicato un libro di racconti, né in ebraico, né in danese antico, ma una consapevolezza naturale più forte di qualsiasi bigliettino, la stessa che porta un virgulto d’olivo a crescere diventando proprio un ulivo, l’ha portato a realizzare il desiderio di Amichai e aprire una clinica di cure alternativa.

Per un attimo ho smesso  di muovere la penna e ho fissato il foglio.

C’era rimasta solo una linea da tracciare, Da disegnare. Solo una linea separava noi quattro  da una situazione meravigliosamente simmetrica, quasi  Baháì in cui  nessuno di noi  aveva realizzato il proprio desiderio degli scorsi Mondiali, ma ciascuno si era spostato a realizzare il desiderio più a destra, il desiderio del suo amico. Affinché l’ultima linea venisse tracciata e l’armonia fosse perfetta, io dovevo realizzare il desiderio di Ofir: scrivere un libro.”p.303

E qui comincia un intenso viaggio nella scrittura creativa…Il libro  prende forma.

Conclusione

Molto bella anche la conclusione, inaspettata, quasi  da thriller psicologico, perché ci pone di fronte a un punto di vista diverso da quello del narratore principale, un punto di vista che ci restituisce uno Yuval diversissimo da come egli stesso si percepiva. I  suoi  amici  sono  sempre lì, con lui e per lui.

Chi  vorrà leggere  questo romanzo,  si  troverà certamente di fronte a emozioni letterarie uniche. Anche se chi legge è donna e non  è stregata dal calcio

Eravamo quattro amici al bar è una canzone del cantautore Italiano Gino Paoli


Qui la recensione di Anna

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