N. Brendborg- ANCORA UN PO’. Come la scienza manipola i nostri bisogni.

 


Nel suo saggio Niklas Brendborg ci parla di:

  1. Superstimoli: cosa sono e come agiscono su di noi. Perché si chiamano super? Guardate il lavoro che fanno!
  2. Come si crea una dipendenza. Ovvero: come funziona il cervello?
  3. Perché ci piace così tanto stare sui social. Questione di cuore? Di testa? Di dipendenza?
  4. La verità su caramelle, patatine e su tutto quello a cui non riusciamo a rinunciare. Cosa ci manca?
  5. La teoria della diffusione del sale, degli zuccheri, degli oppioidi e molto altro. Mamma mia!

Niente paura, non rimarremo vittime di tutto quello che Niklas ha descritto in questo interessante saggio. E tuttavia non possiamo fare finta di niente. Siamo esseri dotati di intelligenza, volontà e cuore, ma quante fragilità attraversano il nostro corpo e il nostro cervello nell’arco della vita!  

L’effetto più rilevante di questa lettura è la sgradevole sensazione di sentirsi un bersaglio di freccette “avvelenate” che ci rendono schiavi, succubi, dipendenti da varie sostanze e comportamenti: dal cibo, ai medicinali, alle serie televisive, ai social media, alle armi, al gioco. I “nostri agenti manipolatori” hanno studiato e sanno trasferire  a meraviglia la teoria nella pratica di ogni giorno.

“Chi ha progettato quelle piattaforme conosce bene gli studi di Skinner e la letteratura psicologica in genere, è risaputo. il primo presidente di Facebook, Sean Parker ha descritto così in fase pionieristica dei social media:«quando abbiamo iniziato a sviluppare queste applicazioni-Facebook in primis-la strategia era semplice: “Qual è il modo più efficace per far man bassa del vostro tempo  e della vostra attenzione?".» E spiega poi «Il trucco sta nel concedere ogni tanto una piccola botta di dopamina. Magari qualcuno ha messo un like alla tua foto, ha lasciato un commento a un post. Cose così. Allora vi sentite indotti a creare più contenuti, ottenere altri like e altri commenti... È un ciclo di convalida sociale che si autoalimenta.» p. 170 

Skinner, Facebook, topi, ratti, dopamina e ricompense:

Allora, siamo uomini o topi? La sconvolgente analisi di Brendborg ci colloca inesorabilmente nei panni dei ratti da laboratorio e dei topi.

“I topi e i ratti sono animali curiosi e, trasferiti in un ambiente del genere- le famose gabbie di Skinner-, finiscono ben presto per attivare il meccanismo e incassare il premio. Al resto pensa il sistema della dopamina. In quattro e quattr'otto l'animale impara che, premendo un pulsante, può concedersi uno spuntino, per cui procede in quel senso ogni volta che ha fame. Però a Skinner non interessava soltanto questo nesso( se e quando le sue cavie scoprivano la correlazione tra il pulsante e il cibo): era curioso di studiare come il comportamento evolveva al variare dello schema di ricompensa. Inizia così a introdurre varianti: a volte il premio non arrivava affatto, oppure cambiava la taglia dell'incentivo; alcuni snack erano grossi, altri piccoli. L'ipotesi era che gli animali avrebbero mostrato un massimo interesse per il pulsante o la leva sicuri, quelli che ti dispensavano con certezza qualcosa di buono ogni volta che vi si posava sopra la zampa. Ma Skinner, esterrefatto ha constatato, che non funzionava affatto così. Anzi gli schemi variabili e imprevedibili ( a volte il premio c'era, a volte no, a volte era grande,  a volte era piccolo ) tendevano a suscitare un coinvolgimento assai maggiore. L’ imprevedibilità induceva atteggiamenti compulsivi. L’ animale iniziava a trascurare tutto il resto per limitarsi ad azionare di continuo il meccanismo, nella speranza di sbancare il casinò.”p.169

Un cocktail infernale

Il saggio è un bel cocktail di informazioni, spesso ripetute e rafforzate da Niklas. (stimolo-risposta-ricompensa…) Repetita juvant  a costruire il processo di  “dipendenza”. Le furbizie, o manovre malefiche, delle grandi industrie nel creare dipendenze rappresentano il filo conduttore di ANCORA UN PO'. Il consumatore è il bersaglio principale. Molto interessante è la sezione dedicata a giovani e dipendenze. Sarebbe un’ utile lettura per i genitori. Tutti argomenti intriganti che catturano il lettore/consumatore. Ciascuno può ritrovarsi in qualche dipendenza esplorata. La copertina stessa ammicca al dipendente cronico da patatine e snack.  In libreria cattura lo sguardo: lo compro e lo leggo, per capire che siamo tutti “uomini e topi” che reagiscono agli stimoli o ai superstimoli allo stesso modo. Da oggi in poi dire ad una persona che non ci piace “hai il cervello di un topo” non sarà più un insulto ma un complimento.  E tuttavia, una volta che abbiamo capito che veniamo manipolati e come, abbiamo fatto il primo passo verso la guarigione.

“Perfino i superstimoli non sono necessariamente un male. Si possono immaginare anche usi costruttivi di quello che abbiamo imparato sui loro meccanismi. Immaginate, per esempio, se riuscissimo a ideare metodi o tecnologie di apprendimento capaci di coinvolgere lo studente come fa Tik Tok! E se usassimo quello che sappiamo sui meccanismi dell'appetito per progettare cibi trasformati più nutrienti e sani di quelli naturali?  A stabilire se i superstimoli sono buoni o cattivi è solo la qualità del comportamento che inducono. Se è nocivo, vale la pena opporsi, ma sfruttandoli in modo intelligente potremmo imparare a farne un uso produttivo. Forse ve ne siete già accorti, ma se avete letto il libro fino in fondo, seguendo l'intero ragionamento, é anche grazie ad alcuni dei principi che ho appena finito di illustrarvi.”

Girolibro

Nel nostro gruppo di lettura Girolibro di Selvazzano,  girano anche libri come Ancora un po’ di Niklas Brendborg: “istruttivi o distruttivi?” . In ogni caso “food for thought!” Grazie Carla, grazie Geri!

Ornella Fortuna

(pubblicato anche su affascinailtuocuore.net )

 

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