V. Ardone - OLIVA DENARO. “Che colpa ne ho se sono nata femmina?”

 

 Oliva Denaro

  In questi ultimi anni ho letto tante storie di donne. A giudicare dalle loro vite travagliate, tutte potrebbero essersi poste la  stessa domanda che si è posta Oliva:

“Che colpa ne ho se sono nata femmina?”

 Eppure, non tutto è già scritto nel nostro destino di femmine. La storia dimostra che, sebbene  molte cose restino immutabili nel tempo, molte altre sono cambiate nel corso dei secoli, lentamente ma inesorabilmente. E proprio Oliva Denaro è l'emblema di questo cambiamento.

Oliva viene da una famiglia contadina di un piccolo borgo siciliano. La incontriamo  quando è ancora una bambina  piena di sogni e aspettative, che ama correre libera e scalza per i vicoli del paesino.  Aiutare suo padre nella raccolta dei “babbaluci” la rende felice. Con lui ha un rapporto speciale, si capiscono al volo. La madre Amalia è calabrese e  non vive bene la realtà siciliana. Forse per farsi accettare dai compaesani  e per non  farli “sparlare”, cerca di assecondare tutte le regole più retrive della comunità, specialmente nell’educazione delle due figlie.  

Femminile singolare

Oliva ama studiare e questa passione viene alimentata anche dalla maestra Rosaria dalle unghie laccate di rosso,  che stimola nelle bambine interesse e curiosità. Durante un esercizio di analisi grammaticale detta  la seguente frase:

-La donna è uguale all’uomo e possiede i medesimi diritti.- “Tutte noi bambine ci eravamo incurvate sul quaderno e avevamo iniziato a compitare: la, articolo determinativo, femminile singolare; donna, nome comune di persona, femminile singolare. A me però non suonava bene questa cosa: femminile singolare.” Oliva segnala alla maestra che l’esercizio è sbagliato perché “la donna singolare non esiste. Se è in casa sta coi  figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si trova assieme  alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve essere un maschio che l’accompagna.”p. 34

La maestra è perplessa, ma alla fine trova il modo di rispondere a Oliva in modo intelligente e convincente: “dipende da noi il femminile singolare” . Forse anche la grammatica può servire a modificare la vita delle persone.

E il vocabolario no? 

“A me piaceva il vocabolario: dentro c’erano tanti termini sconosciuti che servono a formulare quei pensieri che uno ha in mente ma non sa spiegare. Una mattina avevo dimenticato a casa il quaderno di matematica, così mi alzai in piedi:-Maestra-mi scusi tanto, ho obliato il quaderno,-le dissi, per provare il nuovo vocabolo. Lei, invece di punirmi, mi insignì di una stellina supplementare.” 14

All’improvviso  la maestra Rosaria viene mandata via,  non si sa bene per quale motivo. Troppo libera? Troppo appariscente?  Troppo innovativa? Troppo intelligente? La sostituisce un maestro che sembra uscito da un vecchio libro dell’800. Le bambine lo chiamano  scherzosamente minestro. La sua visione dell’insegnamento  è  esplicitata nella filastrocca che fa imparare a memoria:

L'addio del grembiulino bianco

Che giorno triste è questo, o mia diletta,

Che ti separi da me!

Tu forse non senti la stretta del mio povero cuore

che muore. io tremo bimba perché

è giunta per te

l’età pericolosa!

Conservati virtuosa;

di te non far sparlare,

non farti trascinare

da male compagnie

E butta butta via

le riviste cattive:

a che varrebbe mi sai dir, la scienza,

se persa e l'innocenza?

Dall’abuso al processo

Nonostante tutti  gli insegnamenti di  mamma Amalia, le due ragazze, la bionda e delicata Fortunata prima e la scura e selvaggia Oliva poi, subiscono  l’oltraggio di uomini maschilisti e violenti. Fortunata viene obbligata all’infelice  matrimonio riparatore con il figlio del sindaco Musciacco.  La quindicenne Oliva viene rapita e abusata dal giovane Paternò, figlio del ricco pasticcere del paese.  Il  giovane viziato e prepotente ha deciso che Oliva sarà sua, ad ogni costo. Non è questo che la ragazza vuole, sebbene non rimanesse indifferente al suo fascino scanzonato e sfrontato quando lo incrociava per strada o quando lui le cantava la serenata sotto casa. Ma queste sono emozioni di un’adolescente, il rapimento e lo stupro sono ben altra cosa.

 Oliva rifiuta la proposta del matrimonio riparatore. L’aiuta la triste esperienza di sua sorella. L’aiutano il signor Calò,  padre “comunista” dell’amica  Liliana, che la mette in contatto con Maddalena, una militante dell’UDI  e con l’avvocato Sabella che la difenderà nel processo.  La sostiene il padre che prima di prendere una decisione drastica contatta il maresciallo dei carabinieri, che nel passato lo ha aiutato a uscire da una situazione pericolosa. Ma l’uomo consiglia alla famiglia di non fare nulla, tanto le cose non cambiano  anche perché le leggi sono sbagliate e chi ci rimetterà sarà solo Oliva e tutta la famiglia coperta dal disonore. Questa volta il  padre non segue il consiglio dell’amico e  lascia che sia Oliva a dire l’ultima parola. Si procede così  con la denuncia e il processo.

Se le leggi sono sbagliate…

"E la dobbiamo  raddrizzare noi, queste leggi sbagliate?, Calò- domanda mia madre.- Ci deve pensare la politica, ma come si dice, le teste si accordano e le code combattono. A noi da là sopra non è arrivato mai niente: io poi sono una donna ignorante e tante cose non le conosco”. -Però vostra figlia la conoscete,-dice Liliana, e si viene a sedere accanto a me sulla panca di legno. – I tempi non sono più quelli di una volta e noi giovani siamo diversi da come eravate voi: non siamo rassegnati a quello che è sempre stato. Un no, da solo, può cambiare una vita, e tanti no messi insieme possono cambiare il mondo."p. 201

Oliva affronta con forza e dignità tutte le umiliazioni  di  una giustizia maschilista che fa della vittima il colpevole da svergognare di fronte a tutti. Riesce a mantenersi  calma e fredda nel raccontare dettaglio per dettaglio quello che ha subito. Ma tutti sembrano accettare la tesi della difesa.  La testimonianza a suo favore  di una sola persona del paese determina però la condanna del Paternò. A questo punto anche Fortunata, che durante il matrimonio  riparatore aveva subito  soprusi  e violenze, trova il coraggio per lasciare il marito  e tornare  dai suoi e anche il suo  futuro  cambierà radicalmente.  Tra mille dubbi  e difficoltà  Oliva riprende gli studi, con l’aiuto di Liliana. Si diploma e decide di  accettare la cattedra nel suo paese, seguendo le orme dell’amata maestra Rosaria.

Il presente

1981, sono passati molti anni dal processo. La vita dell’intera famiglia Denaro è cambiata. Gli ultimi capitoli del  romanzo sono battute di un dolce “discorso amoroso” tra padre e figlia. Dove finisce l'uno inizia l'altra, come  nella trama di un tessuto prezioso in cui i due sono fili forti, colorati e dolci. La nuova grande famiglia Denaro, con nonni, figlie, mariti, nipoti, cognati,   si riunisce a casa di  Oliva, sul mare, giù nella zona nuova del paese, per celebrare anniversari ed eventi che ancora non erano stati festeggiati.

Oliva Denaro di Viola Ardone,  si  conclude con un significativo scambio tra donne. Oliva e  sua nipote Lia, figlia di Cosimino,  sono come in uno specchio. Sono entrambe quindicenni  e hanno molto in comune e molto che  le separa.

 “Quando ogni cosa è tornata al suo posto, esco sul balcone e siedo dove solo qualche ora fa c'era Lia, apro il giornale che avevo preso stamattina in edicola e leggo: “abrogati gli articoli 544 e 587 del codice penale, L'Italia dice addio al matrimonio riparatore e al delitto d'onore” un trafiletto di poche righe, in cui spiccano le parole: barbarie, Codice Rocco, modernizzazione, omicidio, meridionale, nozze. Poi, tra i nomi dei promotori della proposta di legge, leggo: deputata Liliana Calò, comunista.” p. 297

 Recensione di Ornella Fortuna (affascinailtuocuore.net)


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