Girolibro 21- R. Saviano- A. Hanuka SONO ANCORA VIVO (bao ed.2021) Parole e immagini per una storia di vita emblematica.
“Due ore, è una
lettura veloce...” dice Roberto nella sua intervista a Fabio Fazio.
Vero, sono bastate un paio d’ore di lettura e annotazioni e SONO
ANCORA VIVO, il graphic novel di Roberto Saviano e Asaf
Hanuka, è entrato a far parte a pieno titolo delle mie letture preferite.
D’altra parte i
libri di Saviano mi piacciono da sempre. In questo caso si aggiunge la
suggestiva mano grafica di Hanuka. I miei occhi hanno faticato a seguire il
guizzo del carattere di stampa, ma una lente di ingrandimento
ha fatto da valido supporto, per non perdere neanche una sillaba.Parto dal
concetto guida che ispira
Roberto, un concetto che spesso attraversa anche la mia vita:
“La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile” Corrado Alvaro
E non è stato e non è ancora inutile quello che
Saviano ha fatto per la nostra società e per la lotta contro il malaffare
camorrista, e non solo nei quindici anni di vita scortata. Il
racconto delle sue vicissitudini non mi spinge a compatirlo e non perché non mi
senta coinvolta e non mi indigni per quello che è costretto a subire e
per le malefatte dei suoi “persecutori”, ma perché preferisco
seguirlo lungo il selciato tracciato dalle sue parole, e dalle immagini
che di lui ha costruito Asaf Hanuka, con il sano distacco che credo
Roberto stesso chieda al suo lettore. Non indulge infatti al pietismo ma
fa cronaca di vita vissuta in prima persona. Come lettrice rispetto
questo punto di vista e lo faccio mio.
Alcuni episodi aggiungono dettagli alla
mia conoscenza della sua vicenda. Tra questi il ruolo di Charlie,
cane da esplosivo tenero, infaticabile, che qualche volta sbaglia creando uno
scompiglio inimmaginabile.
Il bello della vita
Mi accompagna nella lettura, come accompagna
Roberto nel racconto della sua vita, Redemption songs del
grandissimo Bob Marley. La musica e l’arte fanno da filo conduttore di tutte le
battaglie che vale la pena di combattere, per affrancarsi dalla schiavitù e
conquistare la libertà.
Colori
Ignoro le ragioni che hanno spinto Hanuka a
scegliere alcuni colori piuttosto che altri in ciascun capitolo, mi piace
pensare che siano state ispirate dal bisogno di armonizzare le vicende narrate
con quel dato colore. Anche il colore parla e conferisce alla storia
eloquenti sfumature.
Come il color seppia dei ricordi di famiglia. Ma che
meraviglia il papà in bicicletta che porta Roberto sul cesto davanti al
manubrio! Poi, man mano che il tempo avanza, il bambino diventa adulto e
poi gorilla arrabbiato allo zoo della vita. Sempre in bicicletta;
Come l’antitesi oro/grigio per visualizzare il
vile assassinio di Don Peppino Diana parroco anti camorra. Lo
splendore e il fulgore di Don Diana, fonte di ispirazione per le idee e
le azioni di Roberto, Il grigio delle zone d’ombra in cui si nascondono
e agiscono i malfattori;
Come il rosso, il grigio e il nero delle tenebre
incombenti, che accolgono il rito di affiliazione e il brindisi con il
vino rosso versato sul pavimento per far partecipare al giuramento anche
i morti, abitanti e padroni del regno di sotto.
Angeli e cavalieri combattono la lotta dell’amore che
questa volta però non vince tutto, e tuttavia cerca di farsi strada tra
mille difficoltà per arrivare alla chiave del cuore di Roberto, ma
quanto è difficile amarsi e togliersi l’armatura. Anche qui oro, grigio,
bianco per la difficile gestione dei sentimenti. Come può una donna “normale”
vivere accanto ad un puzzle in “esilio”, così difficile da
ricomporre? Il riferimento alle sliding doors del film
sembra calzare a pennello alla sua vita multidimensionale, che fa
girare la testa.
In America
Roberto deve essere trasferito negli USA.
L’azzurro del cielo e delle divise dei poliziotti di New York, fa quasi
intravvedere uno spiraglio di luce, sebbene la vita continui ad essere
sotto controllo burocratico, più forte e deciso che mai in questi difficili
tempi di paura. Altro che attico a Manhattan! Questo capitolo mi
avvolge con la forza del ricordo personale. Roberto insegna alla New
York University, io ci ho studiato e dunque mi sembra di
tornare indietro nel mio piccolo appartamento del Dorm NYU, al
240 di Mercer Street. Ma io ero lì per libera scelta.
La copertina
La copertina riporta l’immagine più efficace del libro, quell’acquario di lacrime in cui Roberto desidera affogare, prima o poi, per dar sfogo a tutto il suo dolore e la sua rabbia. Ci si abitua alle cattiverie dei cattivi, te le aspetti e fanno relativamente male. Peggio è per le cattiverie gratuite della cosiddetta gente per bene. Sarebbe facile farla finita… Impressionanti le pagine con i disegni delle varie aree del cervello, della pistola con le sue parti, della testa attraversata da vasi sanguigni in ebollizione. Vuoi farla finita? Dai è facile! MAI, sono e resto vivo, fottuti bastardi.
"Vivo così da quindici anni-ma sono ancora vivo… Fine della prima metà della mia vita"
Sindrome da serie? Forse, ma speriamo ci siano
solo sequel sulla vita normale e le normali lotte
quotidiane di un uomo contemporaneo.
Ispirazione
Saviano si
ispira a Papillon, (protagonista di film e romanzo) nell’emettere
il suo disperato grido di “esistenza in vita”.
Papillon ne passa tante, ma così tante da non poter neanche immaginare…
Alla fine però, quando sta per
riconquistare la sua libertà, butta fuori con rabbia il grido liberatorio:
"Maledetti bastardi, sono ancora vivo"
Buona vita Roberto! E continua a starci vicino con i tuoi romanzi, i tuoi articoli, la tua passione politica e sociale, le tue contraddizioni…e le tue serie TV.
Recensione di Ornella Fortuna
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