IL TRENO DEI BAMBINI (2) di Viola Ardone Ed. Einaudi
Ho trovato molto interessante questo libro, perché non conoscevo l’iniziativa organizzata alla fine della seconda guerra mondiale dalle donne appartenenti al Partito Comunista insieme a quelle dell’Unione Donne Italiane. Si trattava di ospitare alcuni bambini dell’Italia del Sud da parte di famiglie dell’Emilia Romagna per un periodo di tempo, al fine di toglierli dalla fame e dalla miseria.
Il protagonista della storia è Amerigo Speranza, un bambino di sette anni molto intelligente, astuto, vivace che, come ogni bambino della sua età, combina parecchie marachelle tanto che la madre l’ha soprannominato “malerba”.
Amerigo narra la propria vita in prima persona, usando spesso parole del dialetto napoletano e modi di dire propri del popolo che abita nei vicoli della città di Napoli.
Il bambino viene mandato in Emilia Romagna dalla madre Antonietta per salvarlo dalla fame e dal freddo invernale che per loro sono compagni quotidiani.
Il piccolo ha molta paura di salire sul treno che lo porta in un mondo sconosciuto dove, a detta delle vicine di casa, la gente taglia le mani ai bambini.
Amerigo ha un rapporto complicato con la madre, si sente abbandonato da lei ed è convinto che non gli voglia bene e per questo lo allontani da casa. Arrivato a destinazione il bambino verrà accolto con affetto e calore umano da una famiglia accogliente e generosa. In Emilia Romagna Arrigo frequenta regolarmente la scuola, dove si distingue per l’abilità in matematica, e conosce la musica che lo attrae intensamente, ed inizia a studiare il violino costruito da Alcide, il capo della famiglia che lo ha ospitato.
Il periodo di permanenza al Nord giunge al termine ed il bambino deve tornare a casa. Sale sul treno portando con sé il violino e una scorta di cibo da portare alla mamma.
Antonietta non gradisce i doni che Amerigo porta e stenta a riconoscere nel figlio lo stesso bambino che ha lasciato partire qualche tempo prima. Amerigo non è più capace di vivere nella miseria della casa materna e si trova a dover prendere una decisione che nessun bambino dovrebbe essere costretto a valutare: continuare la vita con al madre naturale anaffettiva o tornare alla famiglia del nord che gli vuole bene.
La scelta è scontata: una vita migliore circondato dagli affetti.
Antonietta commette un errore che il bambino non può perdonare: gli vende il violino per comprare del cibo. Amerigo scappa da casa e di notte risale sul treno per raggiungere la famiglia di Alcide. Gli anni passano e Amerigo diventa un celebre violinista, non ha più incontrato sua madre, ma deve tornare a casa in occasione della morte improvvisa della donna. Nulla è cambiato nella casa materna, ma l’unica sorpresa è il nipotino Carmine, figlio di suo fratello Agostino che non ha mai conosciuto.
Carmine farà da “ponte” con Antonia perché racconterà tanti episodi relativi alla nonna e gliela farà conoscere sotto tanti aspetti sconosciuti tali da farla sentire più vicina.
Amerigo torna al nord, alla vita di sempre, in pace con la madre ed il suo passato, mentre il futuro si prospetta pieno di speranza e di affetto per il nipotino Carmine.
RECENSIONE
Il romanzo è commovente e la vicenda è narrata in modo leggero anche nel trattare argomenti drammatici come il sacrificio della madri, la loro resilienza e i traumi dei bambini che devono affrontare realtà diverse ad quelle in cui sono vissuti. I piccoli sono divisi tra l’affetto per le madri naturali e quello per le madri affidatarie.
Le madri biologiche affidano i figli a gente sconosciuta per di farli vivere meglio e così fa anche Antonia che rinuncia ad Amerigo in favore della famiglia di Alcide.
Antonia è una figura che non ispira molta simpatia perché è molto dura, a volte fredda, rimprovera il suo bambino anzichè accarezzarlo, ma alla fine si scopre che ha fatto tutto per il suo bene.
TEMI:
Napoli con i suoi colori e la gente che vive dell’arte di arrangiarsi.
Pregiudizi che precludono la possibilità di allargare l’orizzonte oltre la via nella quale si vive.
Fedeltà ad un ideale (monarchia) che viene facilmente sostituito da un altro che prometta una vita migliore.
Solidarietà tra i vicini, pronti ad aiutare nel momento del bisogno e a collaborare nell’educazione dei bambini che abitano nella via, che diventano, così, i bambini di tutti.
Consigliato
Daniela Dagli Orti

Commenti