Viola Ardone-IL TRENO DEI BAMBINI. Nord chiama Sud: In viaggio con i bambini al centro della vita e della Storia.

 



l treno dei bambini di Viola Ardone è uno di quei romanzi che ti lasciano nel cuore e nella testa la sensazione piacevole di aver esplorato un mondo “buono”, sano, dove anche le difficoltà del vivere quotidiano aprono spiragli di futuro e di speranza.

Bambini

Dalla ferocia della seconda guerra mondiale emerge uno sguardo attento ai bambini sopravvissuti ai bombardamenti e alla paura. E lo sguardo è sia umano che politico. Il Partito Comunista Italiano, grazie all’intuizione di un gruppo di donne dell’ Unione donne in Italia (UDI) pensano che un breve soggiorno dei bimbi del Centro-Sud presso famiglie del Centro-Nord possa attenuare le loro sofferenze. Nasce così il progetto “Treni della Felicità”.

Amerigo Speranza è uno dei ragazzini che fanno questo viaggio. Il gruppo dei “prescelti” è pieno di timori alimentati dalle fandonie e dai pregiudizi degli adulti, come la ferocia dei comunisti che porteranno i bimbi a Mosca, per mangiarli o farli lavorare.

Ma i bimbi sono bimbi e, anche se poveri e malnutriti, riescono a trovare i loro spazi di g ioco e sopravvivenza nel loro ambiente, tra le loro cose, tra i vicoli scuri, con le vicine pettegole ma comprensive. E accettano la nuova avventura, con fatalismo.

L’attesa del viaggio, il treno in movimento, l’arrivo, l’incontro con le famiglie ospitanti, il soggiorno, il ritorno e il futuro dei bambini sono “dipinti” da Ardone con colori e sfumature perfetti, e con una tensione narrativa dolce e potente.

Donne

L’ anima femminile domina la storia. Donne forti che fanno scelte dolorose. Come Antonietta, la mamma di Amerigo, che lascia andare il suo bimbo di soli sette anni per fargli vivere momenti di piacere e di benessere. O come Maddalena la comunista del Sud che organizza il viaggio. E le donne dei Quartieri Pachiochia, e Zandragliona. E Rosa sorella di Derna e mamma di tutti. E Derna la comunista del Nord che ospita Amerigo.

Maddalena rimane un punto fermo nella storia, sin da principio, sin da quell’appello gridato con il megafono:

“Donne, donne! Sentitemi a me: Sono Maddalena Criscuolo, vengo dal Pallonetto a Santa Lucia e ho combattuto nelle quattro Giornate. Le mamme si azzittiscono. Maddalena è in piedi sopra il carretto di un verdummaro e parla dentro a un imbuto di ferro che le fa la voce più grossa.– Quando dovevamo cacciare i tedeschi, noi donne abbiamo fatto il nostro. Mamme, figlie, mogli,giovani e vecchie: siamo scesi in mezzo alla via e abbiamo combattuto. Voi ci stavate e ci stavo pure io. Questa è come un’altra battaglia, ma contro i nemici più pericolosi: la fame e la povertà. E se voi combattete, vincono i figli vostri.

Le madri si guardano ognuno i propri.

-Vi ritorneranno più grassi più belli e voi avrete sollievo dalle innumerevoli fatiche che la vita vi ha portato finora. Quando li riabbraccerete, sarete pure voi più grasse e più belle. Ve li riporterò io, sopra il mio nome, quanto è vero che mi chiamo Maddalena Criscuolo.

Le femmine si stanno zitte e le creature pure.”

Sul treno della felicità

Dunque si parte. I bambini vivono momenti di eccitazione e di paura. Alcuni piangono, altri restano in silenzio, altri ancora si addormentano sfiniti. Il silenzio della notte rende Amerigo pensieroso e triste. Quello che vede dal finestrino aumenta il suo sgomento. E si rifugia nella strana ninna nanna che mamma Antonietta gli cantava per farlo addormentare.

“Tutti dormono ma io no. Non mi piace il silenzio. Nel vicolo mio è sempre mezzogiorno, anche la notte: la vita non smette mai, pure se c’è stata la guerra. Guardo fuori dal finestrino e vedo solo rovine. Carri armati capovolti, cabine d’ aereo distrutte, palazzi mezzo crollati. Pezzi di cose rotte dovunque. Mi viene la tristezza nella pancia. Come quella volta che mia mamma Antonietta mi cantò una canzone che diceva -Ninna nanna ninnaò, questo bimbo a chi lo do…- e mi fece passare il sonno, perché il bimbo prima glielo davano all’uomo nero che se lo teneva un anno intero, ma poi nemmeno l’uomo nero lo voleva più, così lo appioppava a qualcun altro che lo regalava a un altro ancora e poi non si capiva che fine faceva. Ogni tanto il treno si ferma e salgono altri bambini e per un poco ricominciano a grida, pianti e risate Poi di nuovo torna al silenzio e rimane solo il rumore del treno e la tristezza nella pancia.” p.51

Arrivo

Tutti i bambini hanno incontrato le famiglie ospitanti. Solo lui è ancora lì, su quella panca, con le scarpe strette e il dolore che monta. Nessuno lo vuole. Nessuno lo ha scelto. Amerigo si sente come un dente caduto:

“Al posto mio, dove stavo prima, è rimasto un buco vuoto e il dente nuovo ancora non si vede” p. 67

Quando la tristezza sembra sopraffarlo arriva Derna, in gonna grigia e camicetta bianca, lo prende per mano e lo invita ad affrettarsi altrimenti perdono la corriera. È lei la sua nuova “mamma”? È lì per riportarlo a casa, visto che nessuno l’ha scelto?

Scarpe

Le scarpe fanno sempre male, anche le uniche rimaste dopo la distribuzione, che Amerigo mette subito ai piedi nonostante siano di un paio di numeri più piccole, per paura di non averne altre.

Le scarpe fanno male ad Amerigo anche da adulto mentre ripercorre il vecchio mondo che l’ha visto bambino correre a perdifiato tra i vicoli del Quartiere Spagnolo. Fino a che il calzolaio dei vicoli, a cui si rivolge per disperazione, non le modifica e le fa aderire perfettamente ai suoi piedi, con una manovra che appare magica. Ora il violinista dei vicoli cammina come sulle nuvole, riapproriandosi del suo vecchio mondo, tra cui la scatola con i suoi tesori lasciati nel basso della Zandragliona.

Al Nord con il violino

Alcide, cognato di Derna, aggiusta i pianoforti e ama profondamente la musica e la politica. Chiama i suoi tre figli Rivo-Luzio-Nario. Leggeteli di fila e capirete. Parlando con Amerigo scopre che il bambino è affascinato dal suono del violino, grazie alla sua amichetta Carolina che lo studiava al conservatorio, dove lui andava ad aspettarla seduto sui gradini. Alcide lo porta con sé al negozio e decide di farlo seguire da un maestro di violino, e gli fa un regalo strepitoso: un piccolo violino personalizzato.

Ritorno

Prima di andare via Amerigo ha delle cose da fare:

“Io da mia mamma Antonietta ci voglio tornare, ma prima devo finire tutte le cose che tengo ancora da fare. Devo costruire il rifugio segreto dietro alla stalla insieme a Rivo e Luzio. Devo ammaestrare il vitellino nuovo. Devo imparare bene il violino insieme al maestro Serafini…

E poi, prima di andare via, devo aiutare Derna a organizzare il comunismo, che lei da sola si stanca. Lavora sempre assai, tutto il giorno, e la sera, quando mi viene a prendere da Rosa, ce ne torniamo insieme .Resta un po’ nel letto vicino a me, Parliamo delle cose della giornata e mi legge una storia da un libro pieno di animali, divisi in cattivi e buoni: la volpe, il lupo, la rana, Il corvo. Ogni due o tre pagine, c’è una figura colorata. a volte Derna mette il dito sotto una parola. adesso leggi tu, mi dice. Oppure, se siamo proprio stanchi mi canta una canzone per farmi addormentare.Siccome che ninna nanna abbiamo capito che non ne conosce, mi canta altre canzoni che sa lei, come quella che fa: «bandiera rossa la trionferà», e poi alla fine io grido: Evviva Derna, Rosa e la li-ber-tà!”

Il ritorno di Amerigo a Napoli mette in evidenza la frattura che si è creata tra i due mondi e nel cuore del bambino. Tutto è come prima di partire e nello stesso tempo tutto è cambiato. E qualcosa di brutto accade anche al magico violino. Questa volta tocca ad Amerigo fare la scelta della sua vita.

Radici

Da adulto, Amerigo sente il bisogno di tornare lì dove tutto ha avuto inizio. Ma è proprio lì che dovrà affrontare i suoi fantasmi. Scoprirà anche il segreto del violino scomparso, grazie a Carmine il figlio di suo fratello Agostino che quasi non conosceva. In Carmine, Amerigo riconosce un po’ se stesso.

Cosa succede ancora?E chiudiamo proprio con l’immagine di Amerigo e Carmine che si tengono per mano. Ma il romanzo ha ancora in serbo moltissime sorprese, a voi scoprirle.

Romanzo bellissimo!

Ornella Fortuna



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