Pina ci parla de IL DUCA di Matteo Melchiorre

 

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Il Duca è l’ultimo rampollo di una famiglia nobile: abita in una grande villa ai piedi di una montagna, con estesi possedimenti terrieri e boschivi. In realtà non è un “Duca”, bensì “Conte”, ma viene chiamato così dai paesani per il suo carattere schivo, silenzioso, talvolta scostante. Dopo la morte dei genitori, avvenuta una decina di anni prima, in un incidente aereo in Africa, si è trovato a gestire un grande patrimonio: il palazzo di famiglia in città, nonché la villa in montagna con boschi limitrofi e terreni. Un po’ per la sua giovane età, un po’ per inesperienza nell’amministrare il tutto, decide di vendere i possedimenti cittadini e di ritirarsi nella grande villa di montagna, residenza dei suoi avi. Qui le sue giornate trascorrono tra le letture dell’archivio di famiglia, passeggiate nei boschi, brevi conversazioni con il boscaiolo, persona di fiducia, con la vecchia domestica, con alcuni paesani incontrati per strada o al bar del paese.

Con Maria, giovane donna che saltuariamente abita in paese, nasce una strana amicizia-amore, fatta di attrazioni e ritrosie, dovute anche al carattere difficile di ambedue. Anche il clima in paese è pesante, reso particolarmente complicato da parte di un paesano (nonno di Maria) che non manca occasione per metterlo in ridicolo o per discutere tutte le opinioni espresse dal Duca. Questo paesano, di origini poverissime, in gioventù era emigrato in Venezuela, si era arricchito e, tornato a casa, aveva acquistato terreni e animali, aveva costruito una grande fattoria, e piano piano era diventato colui che faceva “il bello e il brutto tempo” in paese. Gli abitanti erano condizionati dal suo volere. Un giorno il Duca riceve in regalo da un suo ex compagno di studi universitari un libretto che l’amico aveva acquistato da un antiquario a Vienna. E’ la “Cronica” della famiglia del Duca, scritta da un suo antenato, che copre un arco di più di duecento anni (dal 1495 al 1720). Questo scritto e i documenti trovati nell’archivio di famiglia, completano la storia del suo passato.

Il Duca si immerge nello studio di queste carte per lunghe giornate e scopre di aver avuto antenati accorti e preparati nel gestire e aumentare i beni di famiglia, altri che si sono comportati in modo spregevole, opprimendo dipendenti e paesani, creando ingiustizie e rivalità. Allora incominciano a sorgere in lui i dubbi: deve egli difendere il suo passato, il sangue dei suoi avi che sente scorrere nelle sue vene o lasciar perdere il tutto e trascinare la sua vita ai margini della realtà? Nascono profondi conflitti con il paesano-possidente che, piano piano gli sta rubando pezzi di bosco e di campagne nonché credibilità in paese. Deve allora il Duca andarsene a vivere lontano o sopportare di essere annullato dalla tracotanza? La sofferta decisione avverrà a conclusione di terribili fatti che si abbatteranno sul paese: la spaventosa tempesta di pioggia e vento che in una notte distruggerà parte del bosco, del paese, della villa e la tragica e misteriosa morte del suo rivale.

Molti sono i problemi filosofici-esistenziali- ecologici e sociali posti dall’autore in questo libro:  la responsabilità dell’erede nel difendere il casato;  la responsabilità dell’uomo nei confronti della natura (cura del bosco, delle coltivazioni);  il giusto equilibrio dell’uomo con gli animali (abbattimento o meno dei lupi che sono scesi in paese, facendo strage di pecore);  la custodia dei valori del vivere in comunità. La domanda che viene spontanea alla fine del libro è: quanto la conoscenza del nostro passato (tutti noi abbiamo avuto degli antenati) può contribuire a migliorare la nostra vita e quella di chi ci sta intorno? La scrittura dell’autore è molto accurata, ricca, colta. Si sente che è frutto di approfonditi studi in campo storico ed ecologico. Bellissime alcune descrizioni: il volo/danza delle cornacchie all’inizio del libro; la furia della tempesta; il cambio delle stagioni nel bosco e nella campagna; nonché l’aspetto psicologico complesso del carattere del Duca, tra alternanza di timidezze, ritrosie, paure e decisioni improvvise,  incaute, coraggiose.

Pina Quagliato


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