Ornella ci parla di LE ASSAGGIATRICI di Rosella Postorino

Dieci giovani donne tedesche, di sana e robusta costituzione vengono “arruolate” per assaggiare giornalmente, a colazione, a pranzo e a cena, il cibo destinato al Führer. Il grande capo va protetto da ogni possibile attacco alla sua salute. La fame attanaglia le donne, in un tempo di privazione e di sofferenza. I prelibati piatti di  Krümel, cuoco personale di Hitler, deliziano le assaggiatrici a cui vengono “somministrate” pietanze diverse, per individuare meglio l’eventuale cibo avvelenato. Anche in questo caso i nazisti adottano un approccio scientifico. 


Le dieci donne all'inizio appaiono separate, ciascuna con il suo vissuto e il suo carattere. E tuttavia, attraverso il loro comune percorso lavorativo, formano una piccola comunità. La loro fame non è solo fame di cibo, è fame di vita, di amicizia, di amore e di sesso. È fame di libertà dalla guerra e dal mostro nazista, anche se quest'ultima fame rimane nascosta per paura, per viltà, per inconsapevolezza.  

Rosa Sauer  è una delle assaggiatrici ed è il personaggio intorno al quale ruota la storia. Suo marito parte per la guerra, Berlino viene pesantemente bombardata e Rosa è di fatto costretta a lasciare la città per trasferirsi nel paese dove vivono i suoceri, vicino al quartier generale di Hitler. I suoceri di Rosa rappresentano tutti i genitori di giovani in guerra, che aspettano solo di vedere tornare i propri figli, sani e salvi. Rosa è una donna di città, elegante e indipendente, molto diversa dalle sue compagne assaggiatrici.  Sembra spinta da un innato bisogno di fare le cose per bene, con giustizia, ma nello stesso tempo si concede delle trasgressioni. Soffre per il marito in guerra, ma si sente ineluttabilmente attratta dal dispotico Ziegler, ufficiale tedesco che comanda il reparto.


“Abbiamo vissuto dodici anni sotto una dittatura, e non ce ne siamo quasi accorti. Che cosa permette agli esseri umani di vivere sotto una dittatura?

Non c’era alternativa, questo è il nostro alibi. Ero responsabile solo del cibo che ingerivo, un gesto innocuo, mangiare: come può essere una colpa? Si vergognavano, le altre, di vendersi per duecento marchi al mese, ottimo salario e vitto senza paragoni? Di credere, come avevo creduto io, che immorale fosse sacrificare la propria vita, se il sacrificio non serviva a nulla? Io mi vergognavo davanti a mio padre, sebbene mio padre fosse morto, perché la vergogna ha bisogno di un censore per manifestarsi. Non c’era alternativa, dicevamo.

 

Stiamo parlando di “tedeschi puri”. Di quella gente su cui Hitler esercita il suo fascino diabolico, di quella gente disposta a seguirlo fino all’estremo sacrificio. Eppure, affiorano in superficie delle crepe che rivelano la contraddittorietà degli esseri umani. Tramite il comportamento di Rosa, di Ziegler, delle assaggiatrici, della baronessa Maria che cenava con Hitler e che ammirava tanto Claus Schenk Graf von Stauffenberg il dinamitardo, emerge una certa consapevolezza di ciò che sta accadendo intorno a loro e che loro fanno finta di non vedere, continuando a fare cose che non dovrebbero fare.  

Tra finzione e realtà Postorino racconta una storia molto interessante, caratterizzata da personaggi ben delineati. E la racconta in uno stile molto efficace, con una tensione narrativa che tiene desta l’attenzione dall'inizio alla fine.

Ornella Fortuna

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