FINCHÉ NON APRIRAI QUEL LIBRO di Michico Aoyama è un romanzo leggero e profondo, forse proprio quello che “stai cercando”.

 

Il romanzo di Michico Aoyama è una lettura “rinfrescante” che permette a chi legge di prendere una boccata d’aria speranzosa. La scrittrice  ci offre il suo sguardo sulla vita e le sue complessità attraverso le storie di protagonisti di età diverse, che per un motivo o per l’altro, si trovano di fronte a decisioni importanti da prendere. Spesso non hanno piena consapevolezza di cosa scegliere e perché, ma fortunatamente viene in loro aiuto la signora Komachi, una bibliotecaria speciale che li accoglie con una domanda precisa: “Cosa cerca?”, che più che riferirsi al contesto bibliografico, interpella il loro mondo interiore.

La signora Komachi

“Prima sono ritornata davanti al bancone e, guardando in quella direzione ho visto che c'era un separé, al di là del quale, al soffitto, era appesa a una targa che diceva BIBLIOGRAFIA. Ho camminato fino a lì, ma appena superato il separé, ho spalancato gli occhi. Sprofondata tra quello e un bancone a forma di elle, c'era la bibliotecaria. Era una donna estremamente…, sì, estremamente grossa. Più che grassa era proprio grossa.  Mento e collo erano un tutt'uno, la  pelle era bianca e, sopra un grembiule beige, indossava un cardigan color avorio lavorato a maglia grossa. La sua figura mi ha fatto pensare a un orso bianco rintanato in una cavità per il letargo. Sulla cima della testa. se ne stava placido un piccolo chignon in cui era infilzato uno spillone dal quale pendevano tre grappoli di eleganti fiorellini bianchi. La donna teneva lo sguardo basso, come se stesse lavorando a qualcosa. Ma da dove mi trovavo non riuscivo a vedere bene. Su cartellino, col nome che teneva appeso al collo, c'era scritto Komachi Sayuri.” p-21-22

Tomoka, 21 anni. Commessa in un negozio di abbigliamento per signora.

“ Che cosa cerca?”

Che cos'è che sto cercando? Uno scopo per cui lavorare, sapere che cosa sono in grado di fare, cose così. Ma se anche lo chiedessi alla bibliotecaria, la signora Komachi non potrebbe certo darmi una risposta. Lo capivo anche da me che non me lo aveva chiesto in quel senso…” p.22

Tra i libri consigliati, oltre a quelli su Word, Excel etc, ecco il libro giusto per lei e, come supplemento di lana cardata, una padella! Guri e Gura vanno nel bosco e trovano…un uovo e poi fanno il pandispagna, non un pancake, come Tomoka aveva sempre pensato! Cambio di prospettiva.

Ryō, 35 anni. Contabile in un’azienda di mobili. Con un sogno nel cassetto: trovare un posto in cui riporre il suo “sogno troppo grande”. Il giardiniere curioso, libro suggerito dalla signora Komachi, può aiutare…

“Mi sono lasciato trasportare dentro il libro. Più andavo avanti con la lettura. Più c'erano cose sorprendenti mentre venivo a contatto col mondo vegetale che non ha nessun legame con quell'umano, il mio cuore si rasserenava, era una sensazione simile a quella che provavo quando mettevo piede nell’ Enmokuya. Quel libro a ogni pagina, mi dava la conferma che me ne sarei innamorato. C'erano molte domande e risposte, perché gli alberi diventano tanto grandi perché l'erba, anche se viene tagliata ricresce, è vero che se si parla alle piante crescono rigogliose è vero che girasoli sei con il sole?” p.77

Natsumi, 40 anni. Ex redattrice di un magazine. Alla Maple Books Natsumi si realizza, i bambini sono graditi, lì… Il libro suggerito che mostra a Nazumi un nuovo orizzonte? La porta della luna.

“I due occhi di quando si guarda “qualcosa di invisibile”. Uno è “l'occhio del sole” che osserva con la razionalità e la logica. Pone una luce luminosa su fatti e cose e li fa comprendere. L'altro è “l'occhio della luna”, che invece afferra e collega mediante le emozioni e l'intuizione, e che invita al dialogo. Vede mostri in mezzo all'oscurità, fantasie e sogni come amore, nascosti questi due occhi noi li abbiamo dentro il cuore..." p.127

Hiroya, 30 anni disoccupato. La signora Komachi gli consiglia uno strano libro: Evoluzione. Un catalogo per immagini. Il mondo che videro Darwin e gli altri.

“Il libro che era nella sezione Scienze naturali accanto all'angolo bibliografie, era grande e pesante come un volume fotografico su uno sfondo tutto nero c'era la foto di un uccello con degli sprazzi argentati. Lo scatto era del profilo dell'animale dal collo insu. La punta del becco, dall'aspetto assai rigido, si piegava assottigliandosi, e dai grandi occhi spuntavano delle folte ciglia. Non si capiva quale fosse il sesso, ma aveva una faccia da bella ragazza esotica. Tipo La Fenice, di Osamu Tezuka, Il titolo era scritto in bianco. Sotto i grandi caratteri di Evoluzione. Un catalogo per immagini c'era la giunta del sottotitolo che diceva Il mondo che videro Darwin e gli altri. Darwin «e gli altri?» p.154

Agganciato, Hiroya non sarà più disoccupato!

Masao 65 anni pensionato e lo spaesamento in un mondo nuovo dove non sei più identificato con il tuo lavoro.

«Ho la reale sensazione che, per un uomo d'azienda come me, andare in pensione significa essersi ritirato dalla società civile. Quando ero impiegato a volte mi capitava di desiderare di riposarmi con comodo, ma ora che ho davvero del tempo a disposizione non so come impiegarlo. E mi sembra che la vita che mi resta non abbia alcun senso.» La signora Komachi, senza battere ciglio, ha chiesto con aria pacata: «cosa intende per “ mi resta?” L’ho chiesto a me : che cosa intendo con «mi resta?» «Credo le cose che restano, diciamo gli avanzi». ho risposto con un pizzico di autoironia, e lei stavolta ha piegato il collo dall'altra parte facendolo scrocchiare. «Poniamo il caso che di una scatola di Honey Dome da 12 lei ne abbia mangiati 10.»

«Prego?»  «In quel caso, i due Honey Dome nella scatola sarebbero le “cose che restano”, giusto?» 

«…»

Nell'immediato la voce non mi è uscita, avevo la sensazione che il quesito che mi aveva posto la signora Komachi centrasse in pieno la questione. Ma non riuscivo a mettere al posto giusto le parole per darle una risposta. Vedendo che restavo a bocca chiusa, la signora ha raddrizzato la schiena e si è girata a sedere davanti al computer. Come se stesse per suonare il piano ha appoggiato dolcemente le mani sulla tastiera e poi ta- ta-ta-ta-ta! La signora Komachi ha battuto i tasti a una velocità stupefacente.” p.199

E Masao scopre anche  la Poesia:

“Anche se non capisci, in fondo con la poesia non bisogna scervellarsi, basta percepirne l'atmosfera e immaginare le cose come le vogliamo.” p.210

Finché non aprirai quel libro mi fa pensare ad una spirale dove personaggi diversi  si incrociano casualmente negli stessi luoghi e con bisogni solo apparentemente diversi. Tutto torna e si rincorre: i buonissimi biscotti Honey Dome, la signora Komachi, il supplemento di  lana cardata, le dita che tatatatatano sulla tastiera veloci come il vento, la medesima reazione di stupore delle persone di fronte alla grossa signora, la Community House, le famiglie, la biblioteca, gli onigiri, gli scrittori, la poesia, il “cosa cerchi?”, il viaggio alla ricerca di senso, il lavoro e le sue gabbie emozionali.

Chi volesse leggere un libro “leggero” e nello stesso tempo “profondo”, e utile per frugare in qualche angolo segreto del suo mondo interiore,  troverebbe nel romanzo di Michico Aoyama “quello che cerca”.

Recensione di  Ornella Fortuna (affascinailtuocuore.net)


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