S. Mancuso- L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLE PIANTE. Un ritratto metaforico, tra poesia e divulgazione, per ispirare i potenti della terra.

 

 


Quando si parla di migranti, bisognerebbe studiare le piante per capire che si tratta di fenomeni inarrestabili. Generazione dopo generazione, utilizzando le spore, i semi, o qualsiasi altro mezzo, i vegetali si spostano e avanzano nel mondo alla conquista di nuovi spazi Prologo

L’invasiva di ieri  è diventata la nativa di oggi

Quanta poesia attraversa l’affascinante e incredibile viaggio delle piante raccontato da Stefano Mancuso! Un ritratto  metaforico che dovrebbe ispirare i potenti della terra.

E qui non posso non citare gli Hibakujumoku, ovvero i reduci della bomba atomica. Sorprendente è l’incontro casuale con il diplomatico  in pensione, che ha lavorato in Italia e che viene in soccorso di Stefano al ristorante, dove ogni parola del menù è un rebus irrisolvibile; un uomo  elegante, raffinato e cortese che porta sulla sua pelle e nel suo cuore le tracce dell’esplosione che sconvolse il mondo. Eppure, da quel disastro che polverizzò milioni di esseri umani, si  salvarono alcuni alberi, gli  Hibakujumoku  che il diplomatico si offre di mostrare a  Stefano, a cominciare dal pino nero giapponese (Pinus Thunbergii), il gingko (Gingko Biloba) e il muku (Aphanante Aspera), diventati meta di pellegrinaggio e curiosità turistica. Meravigliosa è l’immagine dei due coniugi anziani seduti di fronte al gingko, su due seggioline pieghevoli impegnati in un’amabile conversazione.

Segue un’ interessante discussione sul nome che identifica questo gruppo di  alberi e sulla sua traduzione in Italiano. Una testimonianza di come le parole debbano essere scelte con estrema cura, quando si  vuole comunicare un’idea precisa, ma non voglio togliervi la sorpresa…

Basta leggere l’indice di questo libro per capire che il viaggio  con Stefano Mancuso e le sue piante sarà immaginifico.

  1. Pionieri, reduci e combattenti

  2. Fuggitive e conquistatrici

  3. Capitani coraggiosi

  4. Viaggiatori del tempo

  5. Alberi solitari

  6. Anacronistici come un’enciclopedia

Ho inserito  tanti post-it tra le pagine, ma è quasi impossibile  citare tutto. Bisogna leggerlo e assorbirne la bellezza come se respirassimo l’ossigeno emesso  dai magnifici esemplari che incontriamo, figli di una natura troppo spesso  violata.

Le mappe

Un’unica nota di disappunto riguarda le mappe. Trovo l’impostazione creativa, ma poco efficace dal punto di vista della lettura e dell’interpretazione dei luoghi. I bei colori  tenui, tipici della tecnica a pastello, rendono sfumato l’effetto.

Professor Mancuso, ma qualche foto delle meraviglie raccontate? Magari in un prossimo viaggio tra le pagine di un altro libro sugi nostri amici alberi!

Recensione di Ornella Fortuna

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