PATRIA Quanti spunti di riflessione nel meraviglioso romanzo di Fernando Aramburu! Una nuova recensione
Protagonisti i componenti di due famiglie:quella di Joxian e quella del Txato. Molto amici tra loro, vivono in un piccolo paese vicino a San Sebastian e condividono interessi e tempo libero.
Ma le cose cambiano drasticamente quando uno di loro:il Txato, piccolo imprenditore , viene preso di mira dall’ETA. Gli amici diventano nemici, i vicini tolgono il saluto finché Txato viene ucciso in un attentato.
La storia è portata avanti su più piani: ogni breve capitolo (3 o 4 pagine) presenta un momento importante della vita dei personaggi, ne delinea il carattere e la crescita personale che si manifesta soprattutto attraverso le loro riflessioni.
Questi flashback mantengono vivo l’interesse per la storia con “una tensione narrativa sostenuta dall’inizio alla fine”.
I personaggi sono persone comuni e assolutamente credibili: la suocera che critica la fidanzata del figlio, la mamma che stravede per il primogenito fino ad abbracciare il suo credo politico…
Vari e importanti i temi trattati:
-come i giovani possano essere irretiti e, in base ad un errato concetto di Patria, essere trasformati in terroristi.
-come l’ambiente di un piccolo paese possa condizionare il comportamento e le scelte delle persone.
-come il carcere possa portare il terrorista a capire di avere rovinato la propria vita e infine a chiedere perdono.
ALCUNE BATTUTE:
Joxian ama coltivare il suo orto e torna sempre a casa con un fascio di porri sotto il braccio:
“L’orto è la sua religione…Alla sua morte Dio non se ne uscisse con paradisi o stronzate; gli desse un orto come quello che aveva adesso.”
Miren, quando ha dei problemi, parla mentalmente con Sant’Ignazio di Lodola:
“Mise in dubbio l’attitudine del santo a essere il nostro grande patrono. Sei sulla strada sbagliata…Dai Ignazio, su. Rimetti in piedi mia figlia, tira fuori mio figlio dal carcere oppure non ti rivolgo mai più la parola…”
Questo romanzo è bellissimo e lo consiglio a tutti!
Recensione di Grazia Regazzo
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