IN NOME DELLA MADRE di Erri de Luca. Pagine di poesia e di umanità con Miriam, Josef e Jeshu.

 


Diverse ricorrenze importanti sono associate a questa veloce e intensa lettura: La Festa del mio papà Fernando, La Festa del Papà, l’arrivo della Primavera, la Giornata Internazionale  della Poesia. E, una quarta ben più rilevante, il concepimento di Gesù. 

18 Marzo. Durante l' incontro mensile del gruppo di lettura Girolibro di Selvazzano Carla propone In nome della Madre di Erri De Luca. Mi piace De Luca, ho letto diversi suoi  libri. Mi sento subito “chiamata”, afferrata per il cuore.

19 Marzo. Inizio a leggerlo e immediatamente collego i puntini delle coincidenze,  fino a formare un’ immagine ricca di senso e di bellezza. Quella di Josef e Miriam e della loro strabiliante esperienza di genitori.

Josef è un uomo di una tenerezza infinita che non arretra di fronte ad un prodigio che qualunque uomo avrebbe trovato insopportabile, assurdo e mistificatorio. È un uomo vero, un uomo buono, innamorato profondamente di Miriam/Maria dalla quale confessa di prendere luce e vita. La stessa vita che l’angelo sconosciuto ha soffiato, come folata di vento divino, nel ventre della vergine Maria, coinvolta in un evento soprannaturale, inspiegabile e travolgente.

“Glielo dissi il giorno stesso. Non potevo stare una notte con il segreto. Non trascorrerà intero il giorno sulla rottura della tua alleanza. Eravamo fidanzati. Nella nostra legge è come  essere sposati, anche se non ancora nella stessa casa. Ed ecco che ero incinta. La voce del messaggero era arrivata insieme a un colpo d’aria. Mi ero alzata per chiudere le imposte e appena in piedi sono stata coperta da un vento, da una polvere celeste, da chiudere gli occhi. Il vento di marzo in Galilea…” p.15

Il libro è di fatto un poema strutturato in “stanze”. Con la sua solita maestria e sensibilità De Luca ci mostra i cuori dei due protagonisti, ci rende partecipi dei loro più intimi segreti, dei loro dubbi e desideri e reazioni di fronte all'evento straordinario che li coinvolge. L'evento scatena  allusioni, insulti comportamenti di rifiuto verso la coppia. Il paese è piccolo  e peraltro sta vivendo giorni terribili sotto il dominio dei Romani che spadroneggiano obbligando la popolazione a eseguire ordini assurdi, come l'obbligo di partecipare al censimento.

Allora, non bastava compilare un modulo, ci si doveva spostare verso il paese di nascita che, nella maggior parte dei casi, non era quello in cui le famiglie vivevano. E così, d'inverno, sotto la prima gelida neve, Josef e Miriam partono verso Betlemme per essere “censiti”. Miriam ha il pancione e viaggia  sulla groppa del fidato asinello. Conosciamo questa storia, ma la grande umanità dei personaggi rappresentata da Erri De Luca conquista ancora e vince su ogni forma di scetticismo. 

Quante domande si pone Maria durante la gravidanza, quanti discorsi fa con il suo piccolo che, spesso, sembra dare risposte con le sue capriole amniotiche. 

“Gli racconto: Più del giorno ti stupirà la notte. È un grande grembo stracarico di luci. Nelle sere d’estate qualcuna si stacca e viene vicino, fischiando. In mezzo a lro passa una via bianca, un siero di latte, quando lo vedrai vorrai succhiarlo. pensa che io sono una di quelle luci e intorno a me c’è un ammasso di altre. Così è la notte, una folla di madri illuminate, che si chiamano stelle: di tutte loro solo io latua. A guardarle fanno spalancare gli ochhi e allargare il respiro. ma tu non sai ancora cosa è il respiro. È  questo su e giù del petto che ti dondola.”p.32

Il parto di  Miriam è un momento magico, anche narrativamente. Sebbene poco più che bambina sa come fare, dovrà partorire da sola perché agli uomini non è concesso assistere al parto e in viaggio non ci sono levatrici o mamme. Chiede a Giuseppe solo una cosa: un coltello ben affilato per recidere il cordone ombelicale. Sua madre l’ha istruita bene!

Quando viene alla luce Jeshu, Maria fa tutto quello che deve, anche prenderlo per i piedi per farlo iniziare a respirare, con l’aria nei polmoni. E poi lo porta al seno per nutrirlo. Tutto nel silenzio più totale. Neanche il bimbo piange. Strano! Miriam non avverte subito Josef, vuole godersi  questi attimi, tenere il bimbo tutto per sé consapevole che presto non sarà più suo. All’alba comunicherà a Josef la nascita, ma per ora è ancora buio.

 “Fuori c’è il mondo, i padri, le leggi, gli eserciti, i registri in cui iscrivere il tuo nome, la circoncisione che ti darà l’appartenenza a un popolo. Fuori c’è odore di vino. Fuori c’è l’accampamento degli uomini. Qui dentro siamo solo noi, un calore  di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all’alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio”.p.67

La scelta del nome

Maria: “Non dire così, uomo mio, è Jeshu dal verbo salvare perché tu l’hai salvato. Jeshu, il salvato. 

Giuseppe: ”No, Miriam, é Jeshu perché me l’ha ordinato l’angelo nella notte in cui dovevo decidere di noi dopo il nostro incontro. Venne in sogno, te l’ho raccontato, anche se a me sembra di non aver potuto dormire quella notte. Venne e m’impose di prenderti in moglie così com’eri e poi mi disse il nome del bambino. Miriam, sono colpevole di fronte a te e al tuo grembo. Quella notte volevo fuggire.”-p.56

Conosciamo questa storia, ma la grande umanità dei personaggi rappresentata da Erri De Luca ci conquista. Che bella lettura! Grazie anche a Girolibro che mi ha permesso di vivere, ancora una volta, un momento di alta poesia.


Ornella Fortuna








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