D. Di Pietrantonio- L' ETÀ FRAGILE. Relazioni umane aspre e profonde, come la montagna d’Abruzzo. (2)
Siamo in un piccolo paese adagiato in una valle della montagna abruzzese, la dottoressa Lucia ha uno studio di Fisioterapia in centro. Separata non legalmente dal marito Dario, ha una figlia che studia a Milano. Vite tranquille scandite da ritmi ordinari, fino a che Amanda decide di lasciare Milano senza un apparente motivo, per tornare a casa con lo sguardo spento e l’energia a zero. Cosa è successo? Madre e figlia iniziano a vivere un rapporto di conflittualità, a volte palese a volte repressa e muta, ma dirompente. Come ne usciranno? “Con Amanda nemmeno l’istinto mi aiuta, piuttosto mi tradisce. Non posso rilassarmi mai, devo spingerla a stare in piedi, lavarsi, portare giù la spazzatura. La mia spinta è senza grazia, a volte rozza. Mi confondo anch’io, non so se parlo alla bambina che si attarda o alla donna che sarà. Ma i figli quando cominciano a essere davvero grandi? Dubito di coglierlo, quel momento.”p.119
Tutta la storia ruota intorno a quel che accade alle donne, giovani e meno giovani. Complice degli eventi è l’aspro ambiente montano abruzzese. Bellissimo, spesso incontaminato, a volte insidioso. Il racconto si dipana tra presente e passato, a partire dalla decisione del padre di donare a Lucia, che a dire il vero non sa proprio cosa farsene, il Dente del Lupo, località di montagna dove nel passato c’era un campeggio con piscina, gestito da Osvaldo grande amico del padre, e da sua moglie Nunziatina, detta la Sceriffa. Doralice, la figlia dei due, e Lucia sono grandi amiche.L’atmosfera tranquilla, talora idilliaca dei pascoli lussureggianti, tra greggi e pastori, viene a un certo punto contaminata da un evento tragico e violento, la scomparsa di tre ragazze: due turiste ospiti del campeggio, Virginia e Tania Vignati, e Doralice.
Buona parte del romanzo si sviluppa attraverso la ricostruzione dell’evento e delle sue conseguenze sulle persone e sui luoghi. Il Dente del Lupo diventerà suo malgrado, il protagonista principale della storia, nel bene e nel male, tra misteri e scoperte. Diversi i temi trattati dalla scrittrice: il rapporto madre-figlia, l’amicizia tra donne, quella tra uomini, spesso in forma di cameratismo, la cura dell’ambiente e la collegata ‘economia del turismo’, i sentimenti, il sesso, la solitudine, il rapporto con il diverso, con lo straniero. E poi la Giustizia nei panni della giudice Grimaldi. Torna dunque un tema caro a Di Pietrantonio: il rapporto con la madre. La gita che fanno insieme a Napoli, (cap 8), dove vive la zia Anna, sorella di sua madre a lei quasi sconosciuta, ce ne offre un assaggio in toni narrativi che vanno dal serio al faceto, con venature di fastidio e tenerezza, di consapevolezza tradiva sulla vera natura della gita.
Un personaggio tondo ed efficace è la Sceriffa, intuiamo storie interessanti nella sua vita, ma soprattutto la conosciamo attraverso la triste vicenda che ha coinvolto anche sua figlia Doralice che, dopo il processo, fugge in Canada dove riprende gli studi e diventa un’avvocata di successo. la Sceriffa la considera ormai persa, oceani e paesi le separano, non andrà mai a trovarla, non ama gli aerei, figurarsi prenderli per un viaggio così lungo! E Doralice non ci pensa nemmeno di tornare nella valle oscura. La Sceriffa e Lucia si scambiano confidenze. Lucia che non sa più che pesci pigliare con Amanda, ma Nunziatina le viene in aiuto: “Non scontrarti con Amanda, non ne vale la pena per i soldi che ti offre Gerì. E non ne vale la pena per quel posto, Aggiunge alzando gli occhi verso la montagna. Bisogna avere pazienza, con lei, ha vent’anni. – Lasciala stare, se in questo periodo non studia. – Tu come lo sai- le chiedo. Gliel’ha detto a mio padre, una volta che è andatoda loro. Era preoccupato. -La strada c’è già da qualche parte, ma tua figlia deve ancora trovarla. Ascolto le sue parole in silenzio, con un senso di gratitudine. Se ora ci fosse mia madre qui, me lo direbbe quasi uguali. Mi direbbe: aspetta. Forse è proprio lei che mi parla per bocca di Nunziatina. Inl fondo erano amiche. E se mia madre aveva qualcosa da perdonarle, sono certa che in vita l’avrà fatto.”’.167
Alla fine Amanda troverà la sua strada. E anche Lucia che, zac, finalmente taglia ogni cordone. Sugella la nuova fase il meraviglioso concerto al Dente del Lupo dove il coro di cui Lucia fa parte sta richiamando gente da ogni angolo, perché il bosco torni a vivere la sua vera natura, aiutato dalle armonie della musica umana. Tutt’intorno sembrano volteggiare le anime leggere di adolescenti in viaggio dal passato, che tornano a riappacificarsi con il posto e con le persone. “ Il coro di stasera è una sorpresa, rompe il silenzio degli anni. Cade nel cielo sopra il Dente del Lupo l’ultima Stella dell’estate” p. 176
Di Pietrantonio sceglie una narrazione in prima persona, quasi autobiografica, con tutta l’emozionalità che tale approccio si porta dietro. Lo stile sembra ripercorrere i sentieri scoscesi della montagna abruzzese, tra valli e salti, in compagnia dei camosci: “un luogo severo e selvaggio che regala scorci inattesi su pareti rocciose, burroni ed esili cenge dove solo i camosci si trovano a proprio agio.” E l’effetto è bellissimo: Di Pietrantonio colpisce ancora, dritto al cuore e alla testa. L’ ispirazione che la sua terra suscita si trasforma attraverso le sue parole in emozioni profonde.
Ornella Fortuna
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