OLIVA DENARO (2) anagramma del nome dell’autrice Viola Ardone
Oliva è una ragazzina che vive in un piccolo paese
siciliano. La madre, di origine calabrese, si sente “trapiantata” al Sud, è
severa con i figli e con il marito, si sente “custode” dell’onore e della
rispettabilità della famiglia e delle tradizioni locali. Il padre, figura
potente, si aggira silenzioso tra i campi, l’orto e gli animali; tutto vede,
tutto ascolta; con i suoi sguardi, ma soprattutto con i suoi silenzi, sa
guidare la figlia quando si trova in difficoltà.
Oliva ha un fratello gemello, ma siccome è maschio, a lui
sono permesse tante libertà (non è tenuto a lavorare in casa, può uscire quando
vuole con gli amici e andare a divertirsi, ecc…..)
Lei invece è femmina e quindi non può fare quello che le
piacerebbe; anche l’andare a scuola, malgrado abbia bei voti, le viene vietato
dalla madre: “tanto è femmina, si sposerà, avrà dei figli. Cosa le servirà aver
studiato?”
La sorella più grande si chiama Fortunata, ma nella vita non
lo è stata certamente. Sposata, dopo la famosa “fuitina”, è trascurata e
maltrattata dal marito.
Oliva cresce e sempre più sente in sé la voglia di vivere
libera, di non essere costretta dalle regole antiquate e dai pettegolezzi del
paese. Ormai ha 16 anni, è bella e attiragli sguardi dei ragazzi del paese, di
uno in particolare, che comincia a farle una corte serrata. Lei lo respinge,
lui la fa rapire e la violenta, convinto che tutto finirà con un bel
matrimonio.
Olivia non ci sta e decide, consigliata da persone esperte
in diritto civile e sorretta dal comportamento silenzioso ma chiaro del padre,
di denunciare il suo stupratore.
Avviene il processo: lieve condanna del giovane che, a fine
pena, rientrerà in paese più ammirato di prima.
Ne consegue una vita difficile per Oliva e per l’intera
famiglia: hanno osato scontrarsi con la legge, non scritta, della tradizione
paesana.
A me il libro è piaciuto molto perché parla in modo incisivo
e non cattedratico della reale condizione della donna, in particolar modo di
quella del Sud.
Lo stile della scrittrice è chiaro, talvolta ironico,
coinvolgente. Usa similitudini (es. le donne sono come le galline che non
scappano anche se apri loro la porta del pollaio; razzolano là intorno e poi
rientrano nel recinto). La madre le ripeteva spesso: “la femmina è una brocca,
chi la rompe se la piglia”.
La storia richiama quella vera di Franca Viola che, negli
anni ’60 finì sui giornali per aver rifiutato il matrimonio “riparatore” e
venne citata come “La prima donna in Italia che osò difendere il proprio
volere”.
Recensione di Pina Quagliato
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