L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLE PIANTE (2) di Stefano Mancuso -Illustrazioni di Grischa Fischer

  


Un professore di Neurobiologia Vegetale della portata di Stefano Mancuso narra le avventure di cui le piante si fanno protagoniste. Il racconto è arricchito da immagini delicate, gli acquerelli di Grischa Fischer che si serve della forma di foglie, semi e frutti per realizzare le sue mappe.

C’è dell’incredibile in questi esseri viventi, che siamo abituati a considerare immobili, basta pensare al significato che attribuiamo al termine “vegetale” riferito agli umani: senza più autonomia di pensiero e di azione. Le piante sono invece capaci di interagire con gli altri esseri viventi. Lo stesso Mancuso afferma che “si spostano senza gambe, comunicano senza voce, pensano senza cervello”. E’ una rivoluzione, un approccio del tutto nuovo al loro mondo.

Come sarebbe il nostro mondo se le piante non fossero mai nate? In generale tendiamo a non dare loro il giusto valore, non ci accorgiamo di come siano adattabili, sensibili, mutevoli, e quanto siano capaci di tenere conto dei bisogni del Pianeta e degli altri viventi. Qui vengono raccontate come dei pionieri, dei reduci, dei combattenti, si comportano come dei veri conquistatori o come dei fuggitivi.

Tra esse troviamo capitani coraggiosi, viaggiatori nel tempo, alberi solitari. Ci sono esempi di piante che colonizzano isole vulcaniche, o che si adattano a sopravvivere al disastro di Cernobyl. Si possono conoscere gli Hibakuju, ovvero i reduci della bomba atomica. E’ commovente la forza di queste piante che sanno superare disastri e tragedie.

La spinta espansiva della vita non può essere contenuta, e così scopriamo che il basilico e il pomodoro, che consideriamo dei simboli della cucina italiana tradizionale, altro non sono che stranieri che si sono ben integrati. Gli esempi di vera integrazione sono numerosi, come il Senecio squalidus che riesce a viaggiare dall’Etna alla Gran Bretagna o il Pennisetus setaceum che conquista la Sicilia.

Le piante non sono soltanto nomi latini difficili da memorizzare, sono intelligenti, sanno risolvere problemi, sono efficienti, resistenti, flessibili. Riescono a condizionare il comportamento degli animali, li convincono a collaborare.

Anche l’uomo è coinvolto in questi processi di diffusione e di espansione. Per fortuna non sempre ottiene i risultati voluti. E’ il caso della Eichornia crassipes (giacinto d’acqua), nota pianta infestante capace di occupare superfici straordinarie di fiumi e corsi d’acqua, ostacolando la navigazione e alterando equilibri precedenti. Si racconta come Frederich R. Burnham, leggenda americana, conosciuto per le sue imprese eroiche, propose di introdurre l’ippopotamo in America per produrre carne ed eliminare il giacinto d’acqua. Per un solo voto al Congresso la sua proposta non passò, fortunatamente. Queste esperienze, questi tentativi di intervento umano negli equilibri della natura, spesso non danno i risultati voluti, possono anzi creare problemi maggiori di quelli che avrebbero dovuto risolvere.

La migrazione delle piante attraverso l’oceano è risultata difficile da spiegare. Anche Charles Darwin si è cimentato per darsi ragione della capacità di viaggiare dei semi del cocco. La teoria della tettonica delle placche non era ancora nota, e i tentativi di spiegazione furono a volte bizzarri. Il cocco tuttavia rimane uno dei grandi migratori delle piante!

I viaggiatori nel tempo sono altrettanto straordinari. Ci sono semi che sono sopravvissuti per oltre 200 anni nel taccuino di pelle rossa di un viaggiatore, Jan  Bekker Teerlink. Ma non c’è paragone con i rinvenimenti fatti  durante gli scavi archeologici del 1965 che hanno riportato alla luce semi di pianta da dattero del 155 a.C., appartenenti alla civiltà Zelota. La cosa davvero incredibile è che alcuni di questi semi avevano conservato la loro capacità germinativa, studiata in laboratorio dal 2005. Nel 2012 è stato possibile ottenere una pianta da questi antichissimi semi. Il dattero però è una pianta dioica, e sfortunatamente la nuova pianta è risultata essere un maschio. Una scoperta straordinaria, un viaggio nel tempo durato 2000 anni, il viaggiatore il seme dl Phoenix dactyflora.

“La storia antica e la storia recente dei popoli è sempre accompagnata dalla storia delle piante, dei loro semi. Ma a noi sembra sfuggire….” dice Mancuso. Studiamo sempre più raramente le piante, non ci sembrano interessanti come gli animali. Gli stessi divulgatori scientifici danno uno spazio limitato alle piante, eppure sono capaci di vivere storie avvincenti, sanno essere protagoniste di veri e propri racconti. Un esempio è la Silene stenophilla i cui semi sono stati recuperati dalla tana di uno scoiattolo nel permafrost. Sono semi di più di 30000 anni fa. Dopo una cultura in vitro e una clonazione si è riusciti ad ottenere la rigenerazione di una pianta del Pleistocene Superiore. Se fosse accaduto per un animale la notizia avrebbe avuto un’enorme diffusione. Ma questa è soltanto una pianta.

Il libro racconta di alberi solitari, che vivono la loro solitudine come una condizione normale. Se ci pensiamo non è così, per ogni essere vivente la solitudine è una contraddizione.  E’ il caso dell’albero più solo al mondo, il  Picea sitchensis che vive sull’isola di Campbell e che ha permesso di fissare al 1965 l’inizio dell’Antropocene, l’era geologica dell’Uomo, grazie a un picco  di Carbonio-14, legato ai test nucleari del dopoguerra, trovato nelle sue fibre.

L’intelligenza delle piante viene ben descritta nelle tecniche di dispersione dei semi. Aria, acqua sono le più utilizzate, ma non garantiscono il risultato. Le piante sono capaci di coinvolgere gli animali nella distribuzione dei semi, sono molto più efficienti.

Sono processi complessi, dall’equilibrio estremamente delicato. I cambiamenti repentini, gli agenti esterni, il clima, le estinzioni di massa, sono tutte possibili cause di alterazione che minano l’esistenza di specie di piante. Ancora una volta Mancuso riesce a farci riflettere sulla delicatezza dei meccanismi della natura e su come dobbiamo imparare a conoscere e proteggere le relazioni tra i viventi.

Un invito al rispetto della Vita.

 Recensione di Sara Mezzacasa

 

 

 

 


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